Archive for agosto, 2013

Ultimi stalinisti

mercoledì, agosto 7th, 2013

Illuminazione. All’improvviso la luce è arrivata e la risposta è rotolata fuori da dove era sempre stata, dentro la mia memoria inceppata.

Da anni e soprattutto in questi giorni, mi chiedo: come è possibile che in Italia milioni di persone, serie, oneste e moderate, padri e madri di famiglia, anziani e giovani, ricchi, benestanti e tanti poveri, continuino a fare il tifo per un evasore fiscale certificato da una condanna definitiva?

La risposta è che Silvio Berlusconi non è un uomo, ma una “ideologia”, una “weltanschauung”, una concezione del mondo. E’ già successo. La Rivoluzione russa aveva promesso di liberare gli sfruttati, di dare lo stato agli operai e la terra ai contadini. L’Unione sovietica, così, era diventata “il paradiso dei lavoratori” e Stalin, come lo czar prima di lui, era il “piccolo padre” (nessuno si azzardava a chiamarlo “papi”), e per milioni di donne e di uomini era il simbolo della libertà dall’invasore, della giustizia e dell’eguaglianza. (altro…)

Che fare?

venerdì, agosto 2nd, 2013

“Che fare?”. La domanda è antica e -tra i tanti- se l’è posta Lenin, quando era in esilio (1902), per dimostrare la necessità di un partito rivoluzionario, e prima e meglio di lui da Cernysevskij, scritto in carcere nel 1863, sull’eguaglianza tra uomo e donna.

La domanda non si pone per Berlusconi, anche dopo la sua condanna per una clamorosa evasione fiscale, perché per definizione non ha dubbi, attacca come sempre la magistratura, rilancia “Forza Italia” e dice che lui non molla né il potere né la politica, anche se è diventato del tutto impresentabile a livello internazionale.

Il “Che fare?”, invece, rimbalza dentro il Partito democratico, che nell’eterno paradosso italiano, viene messo in crisi dalla condanna del suo storico avversario, da qualche mese ingombrante ed imbarazzante “alleato” dentro il governo delle larghe intese.

La risposta è terribilmente semplice: il Partito democratico deve ricominciare a fare politica, con uno sguardo più ampio e che vada oltre il proprio ombelico. Deve raccontare agli italiani quali sono le soluzioni concrete alla crisi che ci soffoca, quali sono i progetti e le speranze ai quali ci possiamo aggrappare.

Il governo delle larghe intese è diventato una dolorosa necessità –imposta dal presidente Napolitano- a causa dei clamorosi errori fatti dalla sua classe dirigente, che dovrebbe essere “interdetta” da dichiarazioni dopo che si è dimenticata di fare campagna elettorale, si è umiliata con i “grillini”, ha gestito in modo disastroso l’elezione del Capo dello stato, non ha avuto abbastanza coraggio e fantasia per innovare la sua prassi politica.

Il Partito democratico dovrà raccontare, in particolare ai suoi elettori, che il destino dell’Italia è più importante di Berlusconi; che la legge è e deve essere eguale per tutti; che non c’è stata alcuna persecuzione perché da chi fa politica si pretende la massima onestà e trasparenza, dalla presunta evasione dell’Imu per una casa-palestra di Josefa Idem, che si è dimessa (quasi) subito da ministro delle Pari opportunità, alla condanna definitiva per una colossale evasione fiscale.

Da una parte, quindi, nessuna opportunistica indulgenza nei confronti di un condannato eccellente, dall’altra si dovrebbe imporre una svolta produttiva al governo su economia, lavoro e giovani, senza farsi dettare l’agenda da un incattivito Brunetta. Possibile che –nonostante la logica, le richieste di imprenditori e sindacati, le indicazioni dell’Ocse e di Standard & Poors- ci si stia arrabattando da mesi dietro la promessa elettorale della cancellazione (e il rimborso?) dell’Imu per tutte le prime case, che ha gettato nella disperazione il bilancio dei Comuni? Inizieranno, nonostante i roghi dell’ineffabile Calderoli, a semplificare la burocrazia e la vita delle imprese e degli italiani? Si ricorderanno che in Italia, l’arte e la cultura sono una miniera che stiamo sprecando in modo criminale?

E poi c’è la legge elettorale, che finalmente è stata messa all’ordine del giorno, ma non si è ancora capito se vogliono fare solo qualche ritocco all’orribile “porcellum” o ritornare al proporzionale, come sostengono i “grillini”, forse ignari che questo sistema ha inquinato con il voto di scambio la prima repubblica e per capirlo dovrebbero –se non vogliono leggersi troppi libri- rivedere il “Divo” di Paolo Sorrentino su Andreotti o andare a contare le mostruose preferenze raccolte da Er Batman nella regione Lazio. Naturalmente c’è il “mattarellum”, pronto, sperimentato e cancellato per dispetto dal solito Calderoli, ma forse è troppo veloce e facile…

Il “Che fare?” del Partito democratico, da subito, dovrebbe tradursi nel “che cosa non fare”, nel senso di evitare le baruffe da salotto su congresso prima o dopo, su primarie aperte o semichiuse, dispetti e battutine su Matteo Renzi, che è già stato sprecato una volta per ingordigia, perchè molti volevano l’usato sicuro e il motore nuovo allo stesso prezzo e si sono ritrovati alleati con Berlusconi.

“Che fare?”: non perseverare negli errori, perché sarebbe diabolico (e Berlusconi è sempre dietro l’angolo).

 fdc