L’Europa di Altiero

Il mito di Europa nasce dalla violenza, quando il solito Zeus, prima in sembianze di toro e poi di aquila, ha circuito e rapito una giovane fanciulla, figlia del re di Tiro. Per millenni abbiamo coniugato la nostra civiltà con la violenza, abbiamo rapito generazioni di donne e cantato le gesta degli eroi, ucciso nemici e composto sinfonie, bruciato eretici e costruito cattedrali, incenerito popoli ed “inventato” i diritti dell’uomo e del cittadino. Siamo diventati talmente bravi e tecnologici nell’ucciderci che abbiamo (quasi) dominato il mondo intero. Poi, dopo una interminabile Grande Guerra Civile Europea, iniziata nel 1914 e conclusasi nel 1945, con oltre 100 milioni di morti, abbiamo deciso che era arrivato il momento di fare la Pace con noi stessi, di abbandonare la logica dei “vae victis” e che era più conveniente collaborare con la nostra diversità. E’ stato un vero e proprio miracolo laico, nato dalla volontà e dall’intelligenza di tre uomini che il fascismo aveva mandato al confino. Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Emilio Colorni, nel giugno del 1941 e poi nel 1943, quando infuriava la più feroce guerra di tutti i tempi, hanno scritto il Manifesto di Ventotene, che immaginava un’Europa unita, pacifica, federale e con un’unica moneta. Poi altri uomini, che credevano nella democrazia, hanno promesso che non si sarebbero mai più uccisi in nome dei reciproci nazionalismi. E’ stato un miracolo laico, lungo, faticoso ed imperfetto, ma assolutamente unico e clamoroso nella storia dell’umanità. Adesso, forse per la prima volta, andremo alle elezioni europee parlando di Europa. Parleremo e voteremo per e contro all’Europa pensando soprattutto ai soldi, a questo euro, che sembra così pesante e teutonico: ci conviene? e se non pagassimo più l’enorme montagna i debiti che abbiamo accumulato tra gli anni Settanta ed Ottanta, quando stavamo passando dal terrorismo diffuso alla corruzione permanente? Molti, per miope opportunismo, vorrebbero ritornare alla leggerezza della liretta, mentre i nostri debiti resterebbero tutti in pesantissimi euro. E se non pagassimo i debiti? Nessuno ci impresterebbe più soldi per pagare pensioni e stipendi, mentre i mutui schizzerebbero alle stelle e ci sarebbe una devastante fuga di capitali. Certo, questa non è l’Europa che voleva Altiero Spinelli e i suoi compagni di prigionia. Come si fa a distinguere tra regole e una burocrazia che sembra ottusa ed autoreferenziale? I tedeschi, teutonici e fastidiosi, hanno davvero torto a non fidarsi delle sorridenti promesse di noi italiani? Eppure questa Europa, nata e cresciuta dalla violenza, per quanto imperfetta, è un bene prezioso per tutta l’umanità, perché ha dimostrato che la democrazia, altrettanto imperfetta, garantisce pace, longevità e un buon tasso di benessere, nonostante i migranti che ci assediano e i giovani che non trovano lavoro (ma Londra è piena di giovani italiani che lavorano per 6 sterline all’ora e sembrano contenti).

Le elezioni europee sono come una matrioska, che nasconde al suo interno tanti significati. Dentro la matrioska, come sempre, c’è la politica italiana. Le elezioni europee saranno anche una sorta di mega sondaggio su Renzi, che sta provando a scardinare corporazioni e privilegi e dare un po’ di soldi a chi ne ha più bisogno. Berlusconi, infiacchito dagli anni, dai processi, dalle condanne e dalle frequentazioni pericolose, riuscirà a risorgere per l’ennesima volta? Grillo, che vuole radere al suolo politica ed istituzioni, riuscirà a prendere un deputato in più del PD e fare la sua “gita” su Roma per scacciare Napolitano? Lasceremo che “la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano vecchie assurdità”, come temeva Altiero Spinelli, o rilanceremo il miracolo laico, fondato sulla solidarietà e che ci ha dato benessere e pace? Le elezioni europee saranno anche questo.