Lo Spirito del Tempo

Secondo il vecchio Hegel, per capire la dispettosa razionalità del presente, che si sviluppa dialetticamente nella Storia, bisogna cogliere “lo spirito del tempo” (Zeitgeist).Qual è (mi raccomando: senza apostrofo, cari senatori privi di correttore automatico), allora, la chiave per cercare di indovinare il senso di questo nostro presente confuso e gassoso? La caduta del Grande Muro ideologico, la globalizzazione, la frantumazione di conflitti grandi e piccoli, la lunga e profonda crisi economica, forse hanno oscurato la ricerca dialettica dello Spirito. La Ragione, che Hegel cercava nella Storia, sembra aver lasciato il posto ad angoscia, incertezza, paura.

I barconi stracolmi di disperati hanno sostituito le immagini della devastante guerra civile in Siria, ma a loro volta –almeno per un po’- sono stati cancellati dalle lacrime di madri e padri che hanno visto morire i loro bambini che giocavano sulla spiaggia o in strada. Chissà se le lacrime dei genitori israeliani, che hanno appena seppellito i loro figli morti in battaglia, hanno un sapore diverso da quelle palestinesi? Chissà se le bombe “intelligenti”, che mandano sms di avvertimento alle loro vittime, garantiranno il futuro di Israele contro i razzi dei terroristi di Hamas? Nel frattempo, fanatici che odiano le donne, rapiscono giovani studentesse per renderle prostitute a disposizione dei loro guerrieri.Gli Stati Uniti d’America si sono stancati di fare i “gendarmi” del mondo, non vogliono altri morti, pensano alla loro ripresa economica e a ricomprare automobili Chrysler. La Russia, come al solito, insegue il suo piccolo sogno imperiale. La Cina ha rallentato la sua spinta propulsiva e si scopre stracolma di corruzione. L’India, la più grande democrazia del mondo, tiene da anni in ostaggio i nostri due marò contro tutte le norme internazionali, mentre si moltiplicano le violenze su donne e bambine.

L’Africa sprofonda dentro gli attacchi dei nuovi califfi ed epidemie terrificanti.

Dentro questo Tempo, che sembra svuotato da qualsiasi Spirito, pezzi irriducibili della nostra casta, eccessiva e ridondante, si balocca con cangurini di peluche, cartelli sgrammaticati, un bombardamento di emendamenti ridicoli e -con supremo disprezzo della storia oltre che della grammatica- vede un “pericolo autoritario” in un Senato concepito come una via di mezzo tra i sistemi di Francia e Regno Unito, le più antiche democrazie del mondo. Ma perché non lo chiudono, questo Senato rissoso, sboccato ed ignorante, come si fa con le varie curve Nord o Sud dominate dagli ultras? Avremo mai, in questa nostra piccola, impoverita e disorientata Italia, una legge elettorale capace di selezionare una classe dirigente appena accettabile, che possa operare, discutere e decidere, con regole condivise anche quando si hanno opinioni diverse? La proposta di legge già approvata alla Camera, frutto di una mediazione improbabile tra Renzi e Berlusconi, non è pessima come il “porcellum”, ma ha molti e gravi difetti. Impone ancora una lista –solo un po’ più corta- di nominati, non garantisce davvero la governabilità con un premio di maggioranza ambiguo e limitato, pone delle soglie di sbarramento differenziate se si sta dentro o fuori le coalizioni. Introduce il doppio turno, ma la soglia per accedervi è troppo bassa. Basterebbe recuperare la logica dell’elezione del sindaco, ma senza cedere all’illusione delle preferenze, che moltiplicano i costi della politica, corruzione e voto di scambio, come dimostrano esempi grandi e piccoli, dal divo Andreotti, al quasi dimenticato er Batman all’ancora attivissimo Scilipoti. Chissà se il nostro Presidente del Consiglio riuscirà a non farsi avvinghiare da un Berlusconi affamato di visibilità istituzionale, e se troverà qualcuno nel nostro caotico Parlamento con un po’ di buon senso pubblico? La missione sembra impossibile, ma noi siamo troppo stanchi e vogliamo sperare nel lieto fine. Intanto piove, piove, piove …governo ladro?

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