Rumore di “primarie”

Tanto rumore per nulla? Forse no. Le primarie del centrosinistra, che erano state vissute dal sindaco in carica, Roberto Cosolini, come un colpo basso, e come una sfida dal senatore Francesco Russo, hanno dato un risultato clamorosamente molto netto e forse inaspettato. Poche ore prima del voto la preoccupazione sul volto della “vecchia guardia” che sosteneva Cosolini, e che si è rivitalizzata con il vigore e l’impegno di anni ormai lontani, era ben visibile. L’attacco improvviso del giovane senatore democratico aveva non solo sorpreso e un po’ scandalizzato per la sua irritualità, ma aveva innescato anche una forte perplessità, e forse invidia , per il volume del fuoco comunicativo messo nella campagna elettorale. Una campagna all’americana, forte, probabilmente costosa, efficace e diffusa con tutte le modalità del marketing politico e sui social media. Dall’altra parte Roberto Cosolini ha fatto una scelta apparentemente “conservatrice”: ha accettato subito la sfida per non farsi dimezzare, ma ha speso quasi niente, ha continuato a fare il sindaco moltiplicando, però, le occasioni per raccontare e dimostrare quello che ha fatto in questi cinque, difficili, anni di governo della città e che vorrebbe portare a termine. Alla fine la sua scelta è stata vincente e il popolo democratico e di centrosinistra lo ha premiato. I triestini che si sono messi in fila per votare sono stati quasi 7.000, superando di gran lunga le precedenti primarie, tutto si è svolto con regolarità e quasi senza polemiche, non ci sono state le “contaminazioni”, tra furbizia e perfidia, che qualcuno paventava o sperava, a dimostrazione che le primarie, adeguatamente regolamentate e controllate, sono diventate un patrimonio di partecipazione al quale i cittadini non sono disposti a rinunciare (50.000 a Roma, sono un’enormità dopo la devastazione di Mafia Capitale). Dal punto di vista della comunicazione politica è curioso sottolineare che in queste primarie nessuno ha parlato di sondaggi o si è arrischiato di farne, anche se proprio i sondaggi, più o meno occultati, avevano innescato la richiesta di “rinnovamento” ed erano stati il punto di appoggio per lanciare la sfida. E adesso? Il senatore sfidante, vivace e un po’ “pirata”, è abbastanza giovane per assorbire il colpo e ha avuto la correttezza di assicurare immediatamente il suo appoggio al vincitore per le elezioni “vere”. Il sindaco uscente è raggiante e si sente rafforzato per la prossima competizione, che sarà altrettanto dura e questa volta senza esclusione di colpi. Il suo avversario, Roberto Dipiazza, volente o nolente, sarà costretto a fare la faccia feroce e ad alzare i toni, ma non avuto il “privilegio” di aver affrontato e superato una “selezione” popolare, perché nel centrodestra non si usa, salvo l’ipotesi avanzata a Roma, un po’ estrema e giocata sul filo dell’ossimoro, di fare le primarie con un …candidato unico (nel caso specifico il maltrattato Bertolaso). Forse Dipiazza ha tirato un sospiro di sollievo quando ha saputo che il giovane senatore ipercomunicativo non sarebbe stato il suo avversario, ma adesso dovrà persuadere i triestini, in effetti sempre un po’ insoddisfatti e brontoloni, che i cinque anni di Cosolini sono stati all’insegna della “mala amministrazione” e che il suo eventuale ritorno sarà davvero un “voltare pagina”.

Sarà interessante, a questo punto, vedere se Francesco Russo, dimagrito di cinque chili durante le primarie e ancora pimpante, metterà al servizio del sindaco in carica la sua energia comunicativa e se Cosolini manterrà il sorriso un po’ indulgente che ha sfoggiato in queste due settimane.

Alla fine, dovremmo augurarci che vinca il migliore, ma nella patria di Nereo Rocco c’è sempre qualcuno che –sotto sotto- spera di no…