Il “Nuovo Mondo” di Beppe Grillo

Riusciranno Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle a farci entrare in un “nuovo mondo”, che non dispiace a Goldman Sachs? Le incognite sono tante, ma sembra che Beppe Grillo voglia entrarci da solo ed ha sbattuto porte e finestre in faccia al povero Bersani.

Il portavoce di M5S rifiuta qualsiasi ipotesi di collaborazione perchè vuole che destra e sinistra (il “centro”, ormai, non interessa a nessuno) si mettano insieme per tentare di governare e così spera di avere alle prossime elezioni, con l’eterno “porcellum”, la maggioranza assoluta in Parlamento. Ma Bersani non può nemmeno pensare di allearsi con Berlusconi (horribile dictu). L’unica soluzione, quasi disperata (ma la situazione è disperata senza “quasi”), è quella di un governo di programma guidato da chi non ha vinto ma ha la maggioranza dei voti del paese, per fare subito quello che doveva essere fatto tanto tempo fa: cambiare la legge elettorale, abbattere i privilegi insopportabili della casta (che ha fatto perdere quasi 3,5 milioni di voti al Pd), fare delle leggi contro conflitto d’interesse, corruzione ed evasione fiscale, il falso in bilancio, gli sprechi di qualsiasi tipo, abbattere  drasticamente e rendere trasparente la burocrazia che soffoca cittadini ed imprese, garantire la salute e l’istruzione pubblica, e poi favorire il lavoro e dare ossigeno alle imprese. Un programma d’emergenza e allo stesso tempo titanico, l’unico che potrebbe restituire un po’ di futuro ai disoccupati e ai giovani che sono rimasti senza speranza.

Grillo ha conquistato la maggioranza relativa del paese, rastrellando quasi tutti i voti dei giovani, con la forza della sua inventiva e delle contraddizioni dei suoi avversari e non grazie al suo programma. Eppure, quando si passa dalla rabbia al governo delle istituzioni, i programma diventa fondamentale.

M5S, a questo punto, si trova di fronte a un bivio: portare fino in fondo la sua lotta al sistema, mandando “tutti a casa” in una sorta di 8 settembre della politica italiana, oppure innescare un processo di rinnovamento radicale. Il programma di M5S, in realtà, è molto stringato: preciso per quanto riguarda il rapporto tra stato e cittadini, affascinante sull’energia, debole sull’economia, intrigante sull’informazione, perfetto su salute ed istruzione che devono restare pubbliche.

Ma ci sono due problemi: il voto di fiducia iniziale e quello sull’eventuale “tradimento” dei “cittadini parlamentari” (come si fa a chiamare “onorevoli” i vari Scilipoti, Degregorio e Berlusconi?), sul quale Grillo ha messo le mani avanti.

Il problema, se si ha cuore l’interesse dell’Italia e dei suoi “cittadini comuni”, si potrebbe risolvere con una “fiducia diffidente”, che permetta al governo di diventare operativo e poi votare solo le leggi che si considerano corrette. Il problema del “tradimento”, invece, è più complesso. La Costituzione, che è stata fatta da persone serie, ha stabilito che ogni membro del Parlamento “esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” (art. 67). Significa che il parlamentare è libero e deve rispondere solo alla sua coscienza, senza vincoli di partito, di religione, di soldi o di fedeltà a questo a qual “carisma”. Certo, la “seconda” repubblica è stata dominata da “onorevoli” e “senatori” comprati e venduti con milioni di euro elargiti da Berlusconi. Questo è vero tradimento, della propria coscienza, del proprio mandato, dei principi di “disciplina e onore” (art. 54 della Costituzione). Ma sarebbe “tradimento” se dei “cittadini” eletti nel Movimento 5 Stelle votassero la fiducia (per quanto diffidente) e poi solo leggi che riflettono il programma del loro movimento? Qui non si tratta di “mercato delle vacche” o “adescamento”, ma di scambio di idee e di intima coerenza. I “cittadini” eletti in M5S resteranno fedeli al loro programma e alla loro coscienza o obbediranno al loro carismatico “portavoce”? Forse, con un po’ di furbizia politica, potrebbero dire di no a tutto e a tutti e puntare alla maggioranza assoluta alle prossime elezioni (comunque inevitabili), ma vincerebbero su macerie sociali ed economiche, pagate dai “cittadini comuni” e soprattutto dai giovani che li hanno votati. L’occasione è preziosa per cominciare a realizzare un “mirabile e ignoto mondo/ che possiede abitanti così/ piacevoli” (La tempesta, William Shakespeare).

fdc