Retorica vs Logica

Da dove viene la resistibile fascinazione di Berlusconi? Forse dalla capacità di ascoltare la sua “pancia”, che è in sintonia con quella di tanti italiani. Forse dall’esperienza di formidabile venditore di case e di sogni (la casa, dopo il posto fisso, è il sogno primigenio di ogni italiano), forse dai soldi (tantissimi) e/o dalle televisioni (parecchie) che possiede e che condiziona. Forse dalla sua straordinaria energia vitale che non si accontenta di un condominio pieno di giovani e avvenenti ragazze. Ma come fa, dopo i disastri che ha combinato e le mille promesse tradite, a raccogliere un consenso che spaventa i suoi avversari?

La risposta, probabilmente, arriva da lontano, da Aristotele, che aveva codificato e distinto la Retorica dalla Logica.

Berlusconi, a suo modo, è maestro di Retorica, possiede l’arte della tentazione e della persuasione, la capacità di fare sembrare vero ciò che non è, perché i fatti non esistono e contano solo le opinioni “liquide”, che evocano emozioni con parole e immagini. Le opinioni migliori, secondo Aristotele, sono quelle che sembrano (ma non sono) solide come i fatti e i ragionamenti che imitano il rigore della Logica, ma sono sillogismi imperfetti (entinema).

Chi esercita la Retorica deve conoscere il contesto, ma per persuadere –così si illudeva Aristotele- deve essere credibile per il suo pubblico. E qui Berlusconi dimostra il suo genio demolendo ogni domanda, rifiutando ogni confronto pubblico e ribadendo –senza logica e memoria- la sua affidabilità e sincerità.

I soldi che ha tolto dalle tasche degli italiani sono un ricordo ormai indistinto e superato dalla nuova promessa di annientare l’Imu e di fare un “condono tombale” sulle controversie fiscali e forse sulle tasse. Soldi che ha buttato dalla finestra per il Ponte sullo Stretto, che non si farà, ma che stiamo già pagando; per l’Alitalia, che dopo il “salvataggio patriottico” entrerà nel sistema dell’Air France; per le multe sulle quote latte, che abbiamo pagato a causa delle complicità della Lega; per lo spread, che con lui è arrivato a livelli di usura.

Ma Berlusconi è Berlusconi e non può essere imitato. Inutile inseguirlo nelle promesse perché –a parte forse Beppe Grillo- è il più bravo di tutti.

Adesso i suoi avversari diretti -a parte Grillo, che viaggia su schemi diversi- sono Mario Monti e Pierluigi Bersani.

Il professor Monti sembra aver raggiunto un buon equilibrio tra Logica e Retorica: fatti, numeri, sillogismi affilati, battute fulminanti, che gli vengono senza i “cattivi consigli” di qualche spin doctor, ma anche lui ha dovuto far dimenticare le promesse tradite (di non candidarsi).

Un piccolo enigma comunicativo, invece, è Bersani. E’ l’unico che ha fatto quello che ha promesso, dalle lenzuolate liberali alle primarie contro il “porcellum”. Adesso dice che non farà la patrimoniale, ma pochi gli credono; dice che darà la cittadinanza ai figli degli immigrati che sono nati in Italia, ma i diritti interessano poco; dice che cambierà la legge elettorale porcata, che taglierà le spese della politica e numero dei parlamentari, che farà subito la legge sul conflitto d’interesse, che cercherà di promuovere il lavoro, la scuola e la ricerca, ma è sempre poco. Forse, a questo punto, è “come” lo dice (il “come” nella comunicazione è fondamentale). Dice verità accertate, ma il suo linguaggio del corpo, paradossalmente, comunica il contrario. Quando parla si tocca l’orecchio, il naso, la testa, si stropiccia gli occhi, ripete più volte la stessa parola e conclude spesso la frase con “ok? punto!”, che dal punto di vista argomentativo non è il massimo.

Bersani ha un programma che sembra serio, concreto e addirittura ambizioso, ma non innesca passione, partecipazione e speranza. A Bersani non manca la Logica, ma promette che “sbranerà” chi cerca di affibbiare i disastri del Monte dei Paschi al Pd e in un mese ha perso quasi il 10% di consenso nei sondaggi. Che fare? Forse dovrebbe prendere un altro caffè con Matteo Renzi.

  fdc