Archive for aprile, 2013

Il governo di Pangloss

martedì, aprile 30th, 2013

Il Governo di Pangloss

Sostiene Pangloss, maestro di ottimismo, seguace di Leibnitz e guida spirituale di Candide, che questo è “il migliore dei governi possibile”.

In realtà, senza far riferimento alla onnipotenza divina, più semplicemente significa che –in questo momento- è “l’unico” governo possibile, visto che i mondi alternativi che si potevano “creare” con Prodi o Rodotà sono stati bruciati. Per farlo nascere il “neo” presidente Napolitano ha fatto, letteralmente, un miracolo politico ed istituzionale. Ha scelto il giovane ed esperto Enrico Letta, di profonda cultura cattolico democratica, che qualcuno in modo spicciativo chiama banalmente “democristiana”, cresciuto dentro l’insegnamento e le idee di Beniamino Andreatta. (altro…)

Bersani e il “match point” di Debora

venerdì, aprile 26th, 2013

E’ evidente che Bersani non ha fatto abbastanza sport da giovane, altrimenti non avrebbe detto, durante la campagna elettorale, “…abbiamo già vinto, …siamo la lepre, …non ci raggiungeranno mai”. Chiunque abbia fatto un po’ di sport, a quelle parole, ha sentito un brivido lungo la schiena, perché anche il più laico degli sportivi non riesce a cancellare sottili tracce di superstizione e piccoli riti scaramantici. Chi ha fatto un po’ di sport sa che nessun risultato è sicuro, nessuna vittoria è scontata. Bisogna faticare, impegnarsi, guardare l’avversario con rispetto e sorvegliare le sue mosse nei minimi particolari, accelerare e mantenere le distanze al minimo accenno di fuga, ricordarsi che fino all’ultima bracciata, all’ultima stoccata, all’ultimo tiro, non bisogna mai avere la presunzione di avere il risultato in tasca (ovviamente per il “gioco” del calcio la storia è un po’ diversa). Ecco, lo sport, quello vero, a tutti i livelli, è un antidoto alla presunzione. Il buon Bersani, invece, si è dimostrato –forse in modo inaspettato- “presuntuoso”. (altro…)

atarassia e politica

domenica, aprile 21st, 2013

E’ una sensazione improvvisa, strana e non del tutto spiacevole. Rassomiglia a quella che ho provato tanti e tanti anni fa, su un autobus di Città del Messico che mi riportava al Villaggio olimpico dopo aver concluso due finali olimpiche all’ultimo posto. Era un senso di vuoto e di pieno, la percezione che qualcosa di importante si era compiuto, non importa se bene o male, ma in modo definitivo. Non si poteva tornare indietro, non si poteva allungare quell’ultima bracciata per cambiare l’ordine d’arrivo. Inutile rammaricarsi o gioire, quel pezzo di realtà ormai era scritto, e non sarebbe più tornato. Era la sensazione di una pausa che avrebbe potuto dilatarsi all’infinito. Forse era “atarassia”, l’assenza di turbamento consigliata dai filosofi, ma così rara e difficile da “conquistare” (ma “conquistare l’atarassia” è un ossimoro).

Ho provato qualcosa del genere in questi giorni. All’improvviso mi sono accorto che qualsiasi presunzione o speranza di cambiare il percorso, di frenare la catastrofe che vedevo arrivare, era inutile. Telefonate, messaggi, email, firme ad appelli in rete, cinguettii forsennati, erano ormai inutili: la realtà prevista e temuta fino all’ultimo si era imposta, l’eutanasia di un progetto di rinnovamento e di rilancio di una società più giusta si era schiantato dentro piccole vanità devastanti di chi pensava di poter governare senza aver vinto le elezioni. E poi quel abbraccio, quelle pacche sulle spalle, quei sorrisi che si sono tramutati in un veleno mortale. Mi sono sentito come quei bambini ingenui che si illudono di poter entrare nella storia e quando vedono la strega cattiva porgere la mela avvelenata a Biancaneve, si alzano e si mettono a gridare per avvisare del pericolo l’ingenua fanciulla. Ma non funziona così, anche nell’era della comunicazione virtuale, di internet, sms, face book e twitter. Se non sei un “grande elettore”, nominato con il “porcellum”, non puoi fare niente: il finale della storia lo scriverà qualcun altro, che pensa di essere molto abile e furbo. E allora non resta che l’atarassia, che arriva come una sorta di farmaco per lenire la sofferenza, e ti ricordi del comandamento di Epicuro, che viveva in un epoca di potere onnipotente e di diffusa corruzione e quindi consigliava “vivi nascosto”, ritirati nel giardino delle amicizie più care e vicine. Eppure, oltre il muro incerto dell’atarassia, una domanda mi sfugge ancora: “perché no a Rodotà presidente”?

 fdc

Piccole bugie

mercoledì, aprile 3rd, 2013

Ci sono piccole bugie che intralciano la comprensione di questo lungo e tormentato momento della vita politica italiana. La prima bugia, piccola ma non ininfluente, è stata ripetuta dal Movimento 5 Stelle, che nelle prime settimane della XVII legislatura si è auto presentato come “il primo partito alla Camera e al Senato”, mentre in realtà, grazie al voto degli italiani all’estero (un campione di “opinione pubblica” interessante, che non è stato esposto all’invasione televisiva di Berlusconi e ai comizi-spettacolo di Grillo), il primo partito era ed è il PD. Poco male, ma per un certo periodo la piccola bugia è servita ad accreditare una supremazia parlamentare di M5S che in realtà non esiste e a indebolire il già debole incarico di Bersani alla ricerca di una soluzione governativa. (altro…)