Europei di Nuoto 2014

E’ azzurro il cielo sopra Berlino. Guardo ancora incredulo gli Europei di nuoto, felice ed orgoglioso, e vedo braccia che girano vorticose e disciplinate, gambe che palpitano in acqua. Vedo visi giovani, sorridenti e capelli colorati, mentre ascolto commosso l’inno del garibaldino Mameli.

Ai miei tempi –ormai lo posso dire- non era nemmeno pensabile un’Italia del nuoto che vince, domina, si diverte e sorride.

Ragazze e ragazzi, giovani donne e giovani uomini, che faticano, lavorano, che sono davvero la meglio gioventù, che per una volta non abbiamo fatto scappare e che siamo stati capaci di far cresce e di valorizzare a livello internazionale.

Federica Pellegrini sovrasta tutti e per qualche istante mediatico è riuscita a rubare la scena al solito Balotelli. Federica, oro europeo per tre volte di seguito nei 200 stile libero, da giovane portento fragile ed enigmatico, è riuscita a diventare la carismatica capitana della squadra azzurra. A fianco di Federica c’è Tania Cagnotto, che ogni tanto perfeziona la preparazione al Centro Federale Trieste della piscina Bianchi, assieme alla “nostra” Noemi Batki, splendido argento dalla piattaforma, allenata dalla madre Ibolya Nagy. Tutto attorno c’è una squadra straordinaria, che ha lavorato in silenzio e con determinazione, che ha raccolto un numero incredibile di medaglie europee, comprese quelle più lunghe e faticose, come i 1500 e gli 800 di Paltrinieri e soprattutto i “mostruosi” 25 Km di Martina Grimaldi in “acqua libere”, spesso fredde e limacciose (che a me spaventano). Adesso l’Italia è ufficialmente una grande potenza del nuoto internazionale, ma a me sembra ancora un ossimoro, visto che quando nuotavo entrare in una finale olimpica sembra già un’impresa da sogno.

Fino a qualche decennio fa l’Italia nel nuoto era un paese sottosviluppato ed aveva solo poche piscine coperte. Ogni tanto emergeva un fenomeno come Novella Calligaris, che combatteva contro le povere, enormi ragazze deformate dalla Germania Est. Ma come è stata possibile questa clamorosa mutazione antropologica del nostro nuoto? Come siamo riusciti a colmare l’enorme “spread” che ci divideva dal grande nuoto internazionale? Qualche lustro fa, senza troppo clamore, abbiamo iniziato a realizzare quelle “riforme” che da anni ci chiedono a livello economico. Abbiamo investito in strutture ed oggi abbiamo migliaia di piscine coperte, piccole e grandi, pubbliche e private, che hanno permesso a tante società sportive di crescere, produrre e non disperdere talenti preziosi. Ma il “segreto” del successo che stiamo assaporando, a mio avviso, è un altro. La Federazione Italiana Nuoto, che ha appena superato brillantemente una sorta di “crash test” amministrativo alla quale l’ha sottoposta il Coni, da anni ha svolto una diffusa opera di formazione a tutti i livelli, per tecnici ed istruttori, direttori sportivi e gestori di impianti. Ha diffuso e moltiplicato la cultura dell’acqua e dello sport, sul piano medico, scientifico, psicologico, del marketing e del management e ci ha messo anche un pizzico di …filosofia. Così il mondo del nuoto è cresciuto, si è diffuso in modo capillare dentro la società italiana e adesso i risultati si vedono. Nel nuoto è la Germania a guardarci da lontano per cercare di colmare lo “spread” che ci divide. Ma la ricetta che abbiamo adottato nel nuoto è del tutto “europea”: investimenti, cultura e formazione diffusa. E i risultati si vedono. Il premier Matteo Renzi ha telefonato entusiasta al presidente della Fin, senatore Paolo Barelli, e se riuscirà ad applicare la stessa formula fatta di investimenti, lavoro, giovani e formazione, il cielo potrebbe diventare azzurro sopra l’Italia.